Banche Popolari, nessun falso di De Benedetti

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L’Italia è entrata nella campagna elettorale più inquinata della storia repubblicana modello P2: il direttore de Il Fatto Quotidiano delle Procure (senza notizie di reato) Marco Travaglio – che somatizza sempre più il suo giustizialismo nevrotico come Piercamillo Davigo–, ha commesso un falso da artista dell’imbroglio senza precedenti almeno dall’annus horribilis 1979, quando Mino Pecorelli – direttore di Op – fece arrestare con una notizia falsa gli allora dirigenti di vertice della Banca d’Italia, Paolo Baffi e Mario Sarcinelli, per buttare giù la Banca d’Italia e trasformarla in feudo del potere politico.
Travaglio non ha fatto arrestare l’editore del gruppo Espresso-Repubblica Carlo De Benedetti per concorso in insider trading con Matteo Renzi (quand’era Presidente del Consiglio), ma ha distrutto la sua reputazione appoggiandosi alla giustizia senza giurisprudenza della Procura di Roma sul cosiddetto Decreto Banche Popolari.
Ecco i fatti: nel gennaio 2015 l’editore De Benedetti chiede al suo broker di fiducia di investire sulle azioni delle banche popolari che devono essere trasformate per la prima volta in trent’anni in società per azioni (la riforma verrà bocciata dalla Consulta in concomitanza con la bocciatura della riforma del Senato): sa per flatus vocis – dunque per “sentito dire”generico – della riforma in arrivo per decreto. L’assetto costituzionale del “bicameralismo perfetto”, come sempre, complica l’iter di attuazione delle leggi nella giungla del “riformismo senza riforme”, e agire in fretta è uno stato di necessità del Legislatore per distruggere la “foresta pietrificata del credito” (vedi Guido Carli, governatore di Bankitalia). Il titolo del Fatto uscito in edicola come se fosse Lotta Continua di Adriano Sofri –“La soffiata da 600.000 euro a De Benedetti: “Me l’ha detto Renzi”. (De Benedetti, ndr) sa della riforma in arrivo per decreto”– è una manipolazione geniale dei fatti. Manipolazione mostruosa, perché una volta di più, sotto attacco, è il Libero Mercato che sarebbe la soluzione di tutti i problemi dell’Italia. Scrive Travaglio smentito dalle “vere” intercettazioni tra De Benedetti e Colengo, con una disinformazione anti-giuridica alla Mino Pecorelli, che De Benedetti avrebbe vampirizzato il credito italiano come Giampiero Fiorani, grazie alla violazione di segreto d’ufficio da parte di Renzi:“E’ il più grosso scandalo politico-finanziario degli ultimi anni, ancor più grave del caso Boschi-Etruria e persino delle scalate dei “furbetti del quartierino”. Un affaire che in qualunque altra democrazia stroncherebbe la carriera al protagonista. Cioè a Renzi, che qui faceva da spalla a Carlo De Benedetti, all’epoca titolare del gruppo Repubblica-Espresso, e ora anche di Stampa XIX in società con gli Elkann-Agnelli.
Tutto comincia a metà gennaio 2015: la Consob, organo di vigilanza sulla Borsa, nota un’improvvisa fibrillazione attorno ai titoli di alcune banche popolari. La più appetita è Etruria, che a furia di acquisti sale di valore fino al 65%. Cosa induce tanti investitori a comprare azioni di quella e di altre banchette pericolanti? Sanno qualcosa che i comuni mortali ignorano?”.
Quello che state per leggere è un falso materiale in piena regola mediante pubblicazione omissiva delle intercettazioni, roba da Stasi della Germania Est: “La Consob attiva la Guardia di Finanza, che acquisisce dai broker gli ordini di acquisto sospetti (tutti registrati per legge). Uno è di De Benedetti che il 16 gennaio, un mese dopo aver definito in tv Renzi “un fuoriclasse”, telefona al suo broker di fiducia, Gianluca Bolengo. E l’invita a investire nei titoli di alcune banche popolari, visto che Renzi gli ha appena annunciato che sta per riformarle per decreto. De Benedetti: “Il governo farà un provvedimento sulle popolari per tagliare la storia del voto capitario nei prossimi mesi… una o due settimane”. B: “Questo è molto buono…”. DB: Quindi volevo capire una cosa… salgono le popolari?”. B: “Sì su questo, se passa un decreto fatto bene, salgono”. DB: “Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”. B: “Se passa è buono, sarebbe da avere un basket sulle popolari…”.
Questa intercettazione pubblicata è manipolata: infatti la vera intercettazione assume tutto un altro senso. Eccone la trascrizione “anti-Travaglio”: “B: “Questo è molto buono perché c’è concentrazione nel settore. Ci sono troppe banche popolari. Sa, tutti citano il caso di Sondrio, città di 30mila abitanti”. DB: “Quindi volevo capire una cosa… salgono le popolari?”.

di Alexander Bush

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Alexander Bush
Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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