Agli italiani piace Putin

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Era questa una sensazione, ma gli ultimi sondaggi lo confermano

Finora era una constatazione non troppo diffusa, non troppo detta, molti lo negano ancora, ma il presidente-autocrate della Russia piace a quasi un italiano su due. Lo rivela il sondaggio Demos pubblicato alla fine di settembre. La percentuale di gradimento del presidente russo presso gli italiani è del 41%. Messo a confronto con altri leader internazionali, lo batte (di poco) solo Angela Merkel che gode della stima del 46% dei nostri connazionali. Ma è un successo effimero, perché visto in prospettiva, dall’anno scorso, il tasso di gradimento della Merkel resta uguale, mentre Putin è in crescita rapidissima, dal 35% dell’anno scorso al 41% di quest’anno. Quindi è Putin il più amato dagli italiani, in prospettiva, molto più di Donald Trump (30%), Emmanuel Macron (26%), Marine Le Pen (25%) e Viktor Orban (18%). I numeri sono noiosi, ma alla fine sono sinceri. Quindi è inutile che ci si nasconda dietro a un dito: agli italiani piace Putin. E se si scompone la statistica sulle preferenze ai singoli partiti, vediamo chiaramente come il presidente-autocrate russo sia in cima alle preferenze di chi vota Forza Italia (57%), Movimento 5 Stelle (54%) e Lega (60%). Fra i grandi partiti fa eccezione solo il Pd, dove la più popolare resta Angela Merkel. Ed è un risultato curioso anche questo, considerando che la Merkel è la leader dei conservatori tedeschi. Macron, che pure è socialista riformista, dunque un alleato naturale del Pd, è solo al secondo posto. Ma al terzo troviamo sempre lui: Putin, con un notevole tasso di approvazione al 27%. Dunque quasi un elettore su tre del Partito Democratico prova sentimenti positivi per lo zar del Cremlino. Interessante.
Queste preferenze parrebbero ormai scontate, ma scontate non sono. È normale che in Forza Italia prevalga l’ammirazione per Putin? Non stupisce più, ma a ben vedere non ha senso: il movimento fondato da Berlusconi è nato come atto d’amore per l’Occidente liberale, per far piazza pulita del comunismo e dei suoi numerosi discendenti in Italia all’indomani della caduta del Muro di Berlino e della fine della guerra fredda, che è stata guerra civile fredda, in Italia, almeno fino al 1992. Putin è un ex comunista ortodosso, ufficiale del Kgb, l’organo creato per la persecuzione dei dissidenti anticomunisti, in cui, lui personalmente, giocava il ruolo di cerniera con i gruppi di interesse occidentali che facevano affari con il blocco orientale. Forza Italia è nata, precisamente, per combattere tutto ciò. E il presidente russo non ha mai rinnegato il suo passato sovietico. Nel presente si è dato una riverniciatura di nero e parla da nazionalista, ma sempre e comunque contro l’Occidente e il liberalismo, da destra questa volta invece che a sinistra. Il fatto che Forza Italia sia putiniana al 57% si può comprendere solo alla luce dalla strana amicizia personale che ha legato per anni e forse lega tuttora Silvio Berlusconi a Vladimir Putin. Ma anche lo stesso Berlusconi non è mai riuscito a spiegare (in termini razionali, almeno) i motivi di questo legame con il leader del Cremlino. Il fatto che i forzisti seguano il loro leader in questa attrazione irrazionale è piuttosto la prova del fallimento completo della cultura liberale in Forza Italia, in quello che si definiva il “partito liberale di massa”.
È normale che Putin sia letteralmente l’idolo dei leghisti? No, nemmeno qui. La Lega è nata con l’unico scopo di liberare le regioni italiane più produttive del Nord dai lacci e lacciuoli di uno Stato centralista e dirigista. La Lega ha attraversato varie fasi, ma ha sempre avuto una stella polare: l’auto-determinazione. Oggi non si parla più di indipendenza della Padania dall’Italia, ma almeno di maggior autonomia dell’Italia dall’Unione Europea, accusata di essere un moloch dirigista e centralista ancor peggio dell’Italia unitaria. Ma la Russia di Putin che cos’è? Il potere che ha nelle mani l’inquilino del Cremlino è molto più arbitrario, assoluto, dirigista e centralista rispetto a quello dell’Unione Europea. All’interno della Russia, l’auto-determinazione dei popoli è negata e perseguitata. In Cecenia il tentativo di secessione è costato alla popolazione locale due guerre e decine di migliaia di morti. All’estero, il Cremlino promuove la separazione di regioni russofone dalla Moldavia, dalla Georgia, dall’Ucraina, forse in futuro anche da Estonia e Lettonia, unicamente per annettere quelle regioni al moloch russo. È un Impero nel senso classico del termine, ciò che il leghista dovrebbe naturalmente temere sopra ogni altra cosa. Eppure il leghista medio, nel 60% dei casi, ammira il nuovo imperatore. E Matteo Salvini, in visita a Mosca dice di sentirsi “a casa”.
Il Movimento 5 Stelle, nato all’insegna della democrazia diretta, del popolo contro le élite, dell’uno-vale-uno, dimostra la stessa ammirazione sperticata per l’uomo forte del Cremlino, che ritiene di valere molto più di tutti i russi messi assieme. Un uomo che ha messo in piedi un regime che riassume tutto ciò che i pentastellati dicono di odiare: collusione fra grande Stato e grandi capitali, totale mancanza di trasparenza, corruzione eretta a sistema di governo, censura sui media, irreggimentazione dell’informazione, misteriosi omicidi di giornalisti, dissidenti e oppositori, in patria e all’estero, un complesso militare-industriale onnipotente, una politica estera bellicosa, una polizia che agisce al di sopra delle regole. L’animo istintivamente sessantottino dei pentastellati dovrebbe essere quantomeno turbato di fronte al potere di Mosca. E invece lo amano.
Non c’è dunque alcuna spiegazione razionale all’amore che gli italiani provano per Putin, in particolar modo gli italiani che votano centrodestra o Movimento 5 Stelle. Non è normale che così tanti italiani provino ammirazione per un leader eletto ripetutamente con elezioni palesemente fraudolente, sospettato di aver fatto assassinare una lunga lista di oppositori in patria e all’estero, autore di un massacro senza pari in una regione del suo Paese (la Cecenia), il primo leader europeo che ha invaso altri paesi europei dal 1945, non una ma due volte. Non è normale, appunto, non può essere accettato a cuor leggero, come “moda di questi tempi”. È un qualcosa di veramente grave, che va capito e affrontato. La popolarità di Putin in Italia è il trionfo della propaganda russa: oggi, se parli dei crimini di Putin, un italiano su due non ti crede. Ritiene che i mass media siano parte della propaganda americana, come i comunisti ai tempi della guerra fredda. Chi si ritiene troppo intelligente per credere a “quel che le Tv vogliono farti sapere”, in compenso vuole nutrirsi solo di propaganda di Stato del Cremlino, anche quando questa diventa grottesca e parla di aggressione georgiana alla Russia, di nazisti ucraini, di voti plebiscitari e quindi realmente democratici, o di complotti americani per creare dal nulla guerre civili in Medio Oriente. È la prima volta, dal 1989, che la propaganda di un regime dittatoriale viene creduta dalle masse, anche se ripete gli stessi schemi e gli stessi slogan di una propaganda sovietica ormai ampiamente screditata.
Ma forse non c’è solo la propaganda. C’è soprattutto chi la vuole ascoltare. Quel 41% di concittadini che approva Putin è uno schiaffo alla democrazia liberale e a tutto ciò che rappresenta. È un pezzo di paese che, di fronte a una crisi politica, morale ed economica prolungata, decide di reagire, non cambiando semplicemente il governo, ma cambiando sistema. È un urlo collettivo: “basta democrazia, con le sue lungaggini” e “basta libertà, con le sue iniquità”. È la cultura della nostra scuola pubblica che ha preparato il terreno a questa degenerazione, indubbiamente. Ma adesso paiono caduti tutti i freni inibitori. “Adda venì baffone”, dicevano i comunisti ai tempi di Stalin. Oggi è la stessa cosa, dall’altra parte, dalla parte dell’Italia che si sente maggioranza silenziosa, c’è una gran voglia di fare come in Russia.

di Stefano Magni

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