Che immagine lasciamo all’estero?

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Sono stati giorni difficili per l’immagine dell’Italia all’estero. Nonostante l’Italia sia uno dei Paesi più avanzati e più moderni al mondo (dobbiamo pur riconoscerlo che in tanti campi l’Italia ha da insegnare a tanti) sembra che si faccia di tutto di confermare quella immagine vecchia e stereotipata di Paese inefficiente, pressapochista e un po’ truffaldino.
Tre esempio in rapida successione:

  • Migliaia di turisti bloccati per un’intesa giornata a Roma perché un operaio aveva piantato un chiodo nel posto sbagliato, ma né il sistema di ridondanza, né gli allarmi avevano funzionato
  • A Milano durante la settimana della moda, autentico biglietto da visita per la città e l’Italia, il 40% delle chiamate di taxi sono andate inevase semplicemente perché non ci sono abbastanza taxi. Rimedio proposto da un’associazione di tassisti: aumentare le tariffe (così evidentemente ci saranno meno richieste)
  • Nello stabilimento di Grottaglie di Leonardo sono stati montati 4000 pezzi di fusoliera fatti in materiale non rispondente alle specifiche e quindi pericolosi. Ma a che serve il controllo qualità in un campo così delicato?

Ma non si può proprio evitare (o almeno limitare) tutte queste figuracce? Forse sarebbe utile applicare i principi della concorrenza: si stabiliscano regole e controlli precisi e ben definiti, vinca il migliore e poi, se sbaglia, ne paghi le conseguenze.
Altrimenti continueremo su questa strada in cui per il danno a Roma pagherà solo un povero operaio e non tutti i responsabili; a Milano i tassisti continueranno a dettare legge alla faccia dsi chi non solo deve andare a divertirsi, ma di chi deve lavorare o peggio degli anziani che non possono fare altrimenti e a Grottaglie ci si ripara dietro la scusa ridicola che in fondo Leonardo e Boeing sono parte lesa (e chi doveva controllare?)

di Libertates

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