Quando l’Italia centrale fu devastata da un grande terremoto (quello di Norcia) si scoperse che buona parte degli edifici non erano antisismici; e soprattutto non lo erano edifici pubblici e scuole.
L’allora ministro dell’Economia promise che finalmente in Italia si sarebbe provveduto alla ricostruzione con tecniche antisismiche di edifici pubblici e che si sarebbe andati incontro alle esigenze di ricostruzione con un “sismabonus” calcolato all’85% delle spese incontrate; circa 2 miliardi che, tra l’altro, non sarebbero state calcolate come debito da parte della UE.
Quanto è stato utilizzato di questo “sismabonus”? 14,6 milioni per tutto il 2017, cioè lo 0,73% dei fondi disponibili. Fondi che comunque non sono che il 3,74% dei fondi erogati per i vari bonus edilizi.
Siamo di fronte a una situazione tanto normale quanto tragica: o mancano i soldi oppure i fondi ci sono ma non vengono erogati per mancanza di richieste. O meglio, le richieste ci sarebbero, ma “more solito” le complicazioni burocratiche, gli ostacoli di ogni tipo, le procedure incomprensibili fanno si che gli interessati rinuncino a esercitare quello che dovrebbe essere un loro diritto.
Le proposte per risolvere questi problemi sono sempre le stesse: riduzione e semplificazione delle leggi, procedure semplici, eliminazione di sovrapposizione di competenze tra enti spesso in contrasto tra loro. Ideale sarebbe la reazione di un unico ente “ad hoc” che in questi casi possa fare da interfaccia esclusiva con gli interessati.
Altrimenti continueremo con provvedimenti che penalizzano gli onesti (che hanno avuto danni seri) e favoriscono i furbi (vedi il 110%)
di Angelo Gazzaniga