Togliatti fu un leader comunista antidemocratico e stalinista

fabio
Nel 50° anniversario della morte Togliatti è stato spesso celebrato come uno dei fondatori della democrazia italiana. In effetti la verità storica è tutt’altra: Togliatti fu uno stalinista di ferro sia nei fatti che nelle idee per cui la democrazia era semplicemente da distruggere.

Palmiro Togliatti è stato forse il leader politico più controverso del ‘900 italiano e non può essere assunto a padre della nostra democrazia. Eppure lo scorso 21 agosto, in occasione del 50esimo anniversario della sua morte, sono stati in molti, in primis il ministro Andrea Orlando (Pd), a celebrarlo come uno dei fondatori della democrazia italiana.
Ma non è così e i motivi sono lampanti. Innanzitutto, l’unico merito di Togliatti (storico segretario del Pci) è stato quello di essere stato un antifascista della prima ora, ma questo non basta per farlo rientrare nell’alveo dei democratici. Il Migliore, infatti, è rimasto stalinista fino alla morte e già questo dovrebbe far riflettere. Stalin riteneva che il comunismo potesse essere realizzato solo in Unione Sovietica e Togliatti era d’accordo con questa teoria. Per questo il segretario del Pci non cercò mai di organizzare la ‘rivoluzione’ comunista in Italia: non riteneva che nel nostro Paese ci fossero le condizioni. Dunque era solo una questione di opportunità e non era certo per una sorta di ‘simpatia’ verso la democrazia italiana.
Passando alle azioni concrete, nel 1957 alla Conferenza di Mosca, Togliatti votò a favore della condanna a morte del leader ungherese Imre Nagy, che aveva avuto la ‘colpa’ di guidare l’anno prima una rivoluzione di carattere democratico nel suo Paese oppresso dal controllo dell’Unione Sovietica. Un atteggiamento ben poco democratico, per usare un eufemismo. Qualcuno potrebbe obiettare che il fatto in questione riguarda l’Ungheria e dunque non c’entra nulla con il comportamento avuto in Italia da Togliatti. Un’obiezione che, però, a un’attenta analisi si rivela errata perché, anche se restiamo all’interno dei confini del nostro Paese, è possibile portare diversi esempi dell’azione anti-democratica del Migliore.
Uno su tutti, avvenuto grosso modo nello stesso periodo della Conferenza di Mosca, è l’estromissione dal Pci sia delle componenti più rivoluzionarie ed oltranziste che dell’ala destra del partito. Entrambe, infatti, avevano la ‘colpa’ di non volersi adeguare acriticamente agli ordini della direzione del partito. L’estromissione dal Partito comunista di Antonio Giolitti, poi, fu scandalosa. Togliatti, infatti, rispose con grande difficoltà alle richieste di effettiva libertà di opinione e discussione nel partito e alla solidarietà espressa nei confronti della rivolta popolare in Ungheria da parte di Giolitti. Quest’ultimo, però, venne emarginato e costretto a lasciare il partito. Per questi e per altri motivi fa ridere chi cerca oggi di far rientrare Togliatti tra i padri della nostra democrazia.

Flavio Stilicone

Sull'Autore

Flavio Stilicone, il generale romano che puo' essere considerato a tutti gli effetti l'ultimo baluardo della civilta' contro i barbari invasori. Per questo un esperto cronista toscano lo ha scelto come pseudonimo per denunciare la decadenza morale e civile che l'Italia sta vivendo, esattamente come al tempo delle invasioni barbariche.

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