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Qualità della vita

Il termine “qualità della vita” viene oggi sempre più frequentemente utilizzato tanto nel linguaggio comune e dei media, quanto in quello scientifico. La tradizione di studi sulla qualità della vita nasce  negli Stati Uniti intorno agli anni ’60 con il Movimento degli indicatori Sociali: un gruppo di studiosi e ricercatori finanziato dalla Pubblica Amministrazione, interessato a raccogliere ed elaborare dati per analizzare le componenti non economiche del benessere.
In Europa, invece, il movimento degli indicatori assume delle caratteristiche specifiche; qui, infatti, l’incentivo alla ricerca non sorge principalmente da pressioni e richieste governative, ma si svolge per
lo più a livello accademico o all’interno di istituti di ricerca pubblici non direttamente collegati all’attività governativa.

Nel nostro paese la riflessione teorica e la ricerca sulla qualità della vita hanno stentato a prendere corpo e l’attenzione per gli indicatori sociali si è sviluppata considerevolmente più tardi rispetto ad altri, sia da parte del mondo accademico che da parte dell’apparato pubblico di produzione dei dati (Istat).
Negli anni 80 in Italia si assiste alla pubblicazione di un gran numero di rapporti in gran parte realizzati da istituti regionali di ricerca con la collaborazione di singoli studiosi (sociologi e economisti, in genere, di matrice accademica) ed incentrati sull’analisi delle condizioni socioe-conomiche delle Regioni. In particolare sono rilevanti alcuni studi sugli indicatori sociali condotti per la Regione Toscana, e l’esperienza dei ” bilanci sociali d’area ” condotti in Lombardia da vari gruppi di studiosi in collaborazione con équipe delle amministrazioni pubbliche.

 

Oggi si fa strada una visione che pone al centro degli obiettivi la conoscenza del cambiamento strutturale, delle emergenze e delle tendenze sociali, un insieme di dati che viene messo a disposizione di politici, ricercatori, progettisti, soggetti economici e semplici cittadini, che ha fatto aumentare gli sforzi da parte di istituzioni statistiche e di ricerca (pubbliche e private) verso il miglioramento delle basi di dati necessarie alla costruzione degli indicatori sociali, in vista della elaborazione di informazioni sempre più complesse e approfondite.

Principali indicatori sociali

  • le caratteristiche demografiche della popolazione e la struttura familiare;
  • le condizioni di salute;
  • la qualità e la tutela dell’ambiente (naturale e costruito);
  • il clima;
  • la situazione abitativa;
  • la sicurezza pubblica;
  • il disagio sociale;
  • le condizioni di lavoro;
  • la situazione economica;
  • il tempo libero e la cultura;
  • la disponibilità di servizi di vario tipo (trasporti assistenza, sanità, esercizi commerciali);
  • la partecipazione;
  • le relazioni interpersonali

Si può identificare come scopo generale degli indicatori sociali il miglioramento delle informazioni di base della società, sia a livello nazionale che internazionale. Questo risultato può essere raggiunto quando i diversi Paesi che collaborano all’elaborazione di progetti di valutazione, seguono criteri scientifici condivisi, incrementando così il valore e la validità dei loro sforzi individuali e congiunti.

Estrapolato da:
Conference in Florence-Settembre 2010
Indicatori sociali e di qualità della vita-Corso di Sociologia Urbana -F.S.Rota, Università di Torino

 

” Gran parte del progresso nella qualità della vita è il risultato dell’opera di individui impegnati a fare ciascuno il proprio dovere con abilità e coscienza. Molte scontentezze personali, nonché tanti difetti dei prodotti e dei servizi, sono la conseguenza del tenere lo sguardo fisso in alto, allo scalino superiore, invece che dritto davanti a sé, al lavoro che si sta facendo “.

Laurence J. Peter

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