Perché no ai plebisciti

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La storia di referendum e plebisciti ci insegna tante cose

I referendum sono destinati a dividere. Instillano nel vincitore la sete di annientare il vinto
e di perpetuare la sua vittoria rottamando l’avversario, additato come nemico. Guerra civile
permanente. Il primo referendum fu l’elezione a suffragio universale dei 749 membri della
“Convenzione” (20 settembre 1792) che in Francia proclamò la Repubblica, dalla quale datò la
“novella storia”, e ghigliottinò Luigi XVI e la regina Maria Antonietta, proprio per dare un taglio netto col passato.
Altrettanto fece Napoleone I con i plebisciti dopo il colpo di stato del 18 brumaio 1799 e la creazione dell’Impero, suggellata con la fucilazione del Duca d’ Enghien. Nel 1851 lo imitò suo nipote, Napoleone III, finito male.
Per imporsi i regimi rivoluzionari hanno bisogno di referendum e/o di plebisciti. Gli Stati solidi no. Il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda non ha
neppure una costituzione. Esso c’è, come mostrano i riti, celebrati dalla sovrana novantenne, come
ricorda Francesco De Leo in Elisabetta II Regina (ed. Aracne).
Gli Stati durevoli reggono sulla distinzione tra sovrano (o presidente, nelle repubbliche
presidenziali), loro incarnazione formale e sostanziale, esecutivo, legislativo e ordine giudiziario, tutti incardinati sul Capo dello Stato: esattamente l’opposto di quanto accadde in Italia nel giugno 1946, quando il presidente della Repubblica fu investito di poteri da definire e il governo tenne per sé il legislativo mentre l’Assemblea (prorogata due volte) redigeva la Carta.
Successivamente la Costituzione è stata ripetutamente modificata. Recentemente essa è stata stravolta da un Parlamento dichiarato in parte illegittimo dalla Corte Costituzionale, screditato dai cambi di casacca dei suoi
componenti, ricattato con l’asfissiante richiesta di voti di fiducia (un assurdo per riforme
costituzionali) da un governo infine obbligato a sottoporre le modifiche a referendum confermativo:occasione unica per i cittadini di dire la loro dopo anni di espropriazione della loro sovranità.
La consultazione degli elettori su temi etici e costituzionali ha sempre spaccato e lacera il Paese.
Avvenne nel giugno 1946. Lo sarà nell’ottobre 2016.

Aldo A. Mola

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Aldo Mola
Aldo Alessandro Mola (Cuneo, 1943) dal 1967 ha pubblicato saggi e volumi sulla storia del Partito d'Azione e di Giustizia e Libertà, della massoneria e della monarchia in Italia. Direttore del Centro Giovanni Giolitti (Dronero- Cavour) ha coordinato Il Parlamento italiano, 1861-1994 ( Nuova Cei, 24 voll.). Il suo Giolitti, lo statista della Nuova Italia è nei “Classici della Storia Mondadori”. Tra le opere recenti, Italia, un paese speciale (4 voll.)

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