Perché la mafia ci rende tutti più poveri


Ma come combattere davvero la mafia?

Ottime le manifestazioni in tutta Italia contro la mafia. Alla testa di quella di Locri don Luigi Ciotti, il presidente del Senato Piero Grasso e il ministro della Giustizia Andrea Orlando. La lotta contro la mafia è un argomento che trova tutti d’accordo (anche se è bene sempre diffidare da ogni genere di totalitarismo, dal “noi”, dall’”Oggi siamo tutti sbirri”).
Ha fatto bene il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a dire che il mafioso non ha onore: proprio perché per un mafioso l’onore è tutto. Del resto etimologicamente parlando l’onore era tutto anche per un nobile. Un uomo d’onore vale come oro, chi no come ferro. La differenza è che per il nobile l’onore si basava su conoscenza, coraggio e lealtà, per il mafioso su nulla di tutto ciò. In sostanza la differenze nella fattispecie tra nobile e mafioso, è che il secondo è ignorante (in questo senso ha ragione Mattarella).
Nessuno ha parlato però del lato più prettamente democratico della questione. In questo senso, invece di dire “Siamo tutti sbirri” (uno slogan per i giornali), don Ciotti avrebbe dovuto spiegare. Il mafioso (uno che minaccia una persona che lavora: “Dammi i soldi altrimenti ti faccio saltare il negozio”) va contro principi della democrazia come la proprietà privata, la libertà e la sicurezza dell’individuo. La mafia impoverisce la democrazia e la sua economia. Non a caso è emigrata nelle ricche Regioni del Nord Italia (dove ci sono i soldi veri, non quelli della pubblica amministrazione). Per assurdo – come noto negli Stati Uniti c’è la pena di morte – persino l’ex presidente Barack Obama sostenne di contemplarla in due casi estremi: pedofilia e stragi… ecco, se la mafia così come la conosciamo in Italia rovinasse pesantemente democrazia ed economia d’oltreoceano, qualcuno colà la invocherebbe per i mafiosi.

di Ernesto Vergani

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