Matrimonio Gay? No, grazie

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Una volta accertato che i gay, in larga misura, non vogliono sposarsi (e ci mancherebbe altro, avranno pure il diritto di scegliere anche loro se essere trasgressivi o bacchettoni!) resta da stabilire se un liberale debba invece essere per forza a favore, in nome della libertà di scelta. A me sembra di no: dal momento che le libertà hanno bisogno di limiti per manifestarsi (dove non ci sono limiti, non esiste libertà per nessuno) e di conseguenza la libertà di scelta anche in campo matrimoniale non può essere assoluta. ll primo limite alle libertà deve risiedere infatti nella natura umana ( e nel diritto naturale che ne consegue, un concetto che non dovrebbe dispiacere ai liberali): secondo evidenza e ragione il matrimonio riguarda un uomo e una donna.
Questo è un concetto, del resto, puramente umano e non necessariamente religioso: lo ammette anche Papa Ratzinger. Spiega il Pontefice: questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità». Secondo Benedetto XVI, «l’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione – aggiunge – è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace “.
Non piacciono le parole del Papa? Padronissimi di censurarle, ma in nome di che? La libertà di scelta individuale, presa in astratto, conduce non solo al matrimonio gay, ma anche alla poligamia, alle unioni collettive, a quelle con minori eccetera. Chi porrà un limite allora a quello che è solo egualitarismo illiberale? E soprattutto, in nome di quali valori? E perché poi questi valori dovrebbero valere per i gay e non per la poligamia islamica o mormone, per le comuni, per specie animali diverse? Una cosa è una legislazione che tuteli economicamente e giuridicamente unioni di fatto e associazioni fra individui, indipendentemente dal numero e sesso dei loro membri; un’altra l’annullamento del carattere speciale del matrimonio potenzialmente fertile, e conseguentemente della famiglia i cui membri hanno pari dignità, e sia intesa come cellula naturale della società, autonoma, capace di opporsi se necessario alle pressioni invadenti dello Stato.

Gaston Beuk

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Gaston Beuk
Gaston Beuk è lo pseudonimo di un noto giornalista e scrittore dalmata. Si definisce liberale in economia, conservatore nei valori, riformista nel metodo, democratico nei rapporti fra cittadino e politica, federalista nella concezione dello Stato e libertario dal punto di vista dei diritti individuali.

5 Commenti

  1. Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda e Danimarca permettono alle coppie omosessuali di sposarsi, mentre il governo francese, da poco più di un mese, ha varato il disegno di legge (deve essere vagliato dal Parlamento per la sua definitiva approvazione)che estende l’istituto del matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso. Anche in Inghilterra Cameron punta a perfezionare le unioni civili con il risultato che pure il Paese della Regina Elisabetta potrebbe diventare la settima nazione europea ad avallare il matrimonio omosessuale.
    Eppure in questi Paesi non pare vi siano essere rischi di tentazioni poligame.
    I principi di olandesi, belgi, spagnoli, norvegesi, svedesi, portoghesi, islandesi, danesi, francesi e inglesi non sono così diversi da quelli italiani.
    Senza dimenticare che il matrimonio omosessuale è stato legalizzato in tutto il Canada e attualmente sono nove gli Stati americani in cui è possibile per le coppie dello stesso sesso sposarsi.
    Sarebbe bene che anche il nostro Parlamento riconosca con una legge questo diritto di libertà.

  2. La natura umana (così come quella animale, dove l’omosessualità non è così infrequente)non stabilisce che il matrimonio deve essere tra un uomo e una donna. Primo: il matrimonio è un istituto sociale, e poco c’entra la natura umana. Secondo, concordo con Cantagalli nel segnalare che diversi Paesi civili (più civili del nostro, in alcuni casi) e sviluppati (idem) hanno aperto al matrimonio gay. Che, tra l’altro, in nessun modo può essere usato come termine di paragone con altre pratiche come la poligamia, che ha altre implicazioni. Terzo: prendere a esempio le parole di Benedetto XVI su questo tema è come chiedere all’oste se il vino è buono.
    Personalmente credo che il matrimonio (non va bene questa formula? Se ne adotti un’altra) tra due persone dello stesso sesso non porti a nessuna deriva. E’ una scelta consapevole, tra due persone adulte, non porta conseguenze negative alla società ma benefici ai contraenti.
    Se poi vogliamo limitare le possibilità di adozione a una coppia gay, su questo se ne può discutere: subentra nella scelta il condizionamento di un altro essere umano, minore e quindi non in grado di scegliere. Ma sul matrimonio, per cortesia proviamo a fare un passo in avanti, deciso, verso un mondo più civile.

  3. Vediamo le argomentazioni addotte finora (se altre seguiranno le prenderò volentieri in considerazione)
    1 “il matrimonio è un istituto sociale, c’entra poco con la natura umana”. Questo significherebbe che il matrimonio potrebbe essere modificato indipendemente dalla natura umana. forse, esposto così, sarà più facile cogliere l’enormità di un simile concetto.
    2 “la natura umana non stabilisce che il matrimonio debba essere fra un uomo e una donna”. Certo, infatti si è evoluta storicamente, a differenza di quella animale, verso la monogamia. Tuttavia la sua base biologica è un po’ difficile da negare
    3 i “paesi civili”, “più del nostro”…, eccetera. questi, scusate amici, sono luoghi comuni, per non dire chiacchiere da bar. la civiltà è un insieme di istituti politici, giuridici, medici, che non appartengono a paesi eletti (e poi, eletti da chi? il record di suicidi in Svezia è sintomo di civiltà?… eccetera)
    4 “il matrimonio gay è un diritto di libertà”. Questo significa che qualsiasi libertà è un diritto? Oppure ci sono certe libertà che vanno scelte e discusse prima di diventare diritti? E dal momento che l’aumento dei diritti di alcuni significa restringere quello degli altri, è giusto ridurre i diritti delle famiglie formate da uomo, donna e figli?
    5 “non c’è rapporto fra matrimonio gay e poligamia”. E perché, su che si basa questa certezza? Forse sul fatto che il problema non è “ancora” stato posto in Europa occidentale? Ma certo lo sarà (anzi è già avvenuto) e allora? Perché un uomo e quattro donne adulti e consenzienti, o magari sei uomini e quattro donne, non dovrebbero vedere riconosciuto questo “diritto di libertà”? Del resto, se tutto può essere ricondotto a un “diritto di libertà”, come impedire a una vedova (secondo un’antica tradizione indiana) di incenerirsi per amore sulla pira del marito deceduto?
    6 “il parere di Benedetto XVI è quello dell’oste che dice che il vino è buono”. O, aggiungerei, assomiglia a quello del medico che esprime pareri sulla malattia. Non è detto che abbia ragione, però il suo punto di vista non è proprio quello dell’ultimo scalzacani
    7 concludendo: forse siamo d’accordo sul non chiamare “matrimonio” quello diverso dall’unione fra un uomo e una donna. Come ho scritto, è auspicabile “una legislazione che tuteli economicamente e giuridicamente unioni di fatto e associazioni fra individui, indipendentemente dal numero e sesso dei loro membri”. Escludendo, permettete, la possibilità di fecondazione artificiale
    8 Per le adozioni, tutto ciò che è dettato da amore disinteressato e non da egoismo è auspicabile, ma valutando caso per caso (proprio come si valuta in certe circostanze la capacità di una madre o un padre di accudire i figli ed esercitare la potestà su di essi).
    9 Infine, una raccomandazione. E’ tempo che la cultura politica liberale, che giustamente si basa sulla facoltà di scegliere, si integri con quella conservatrice della difesa della vita, come diritto naturale. Lasciamo ai radical la retorica del politicamente corretto e la dittatura dei diritti astratti.

  4. Caro Gaston,
    permettimi di esprimere riserve sulla tua controreplica (la trovo debole):
    1) “<>. Certo, infatti si è evoluta storicamente, a differenza di quella animale, verso la monogamia. Tuttavia la sua base biologica è un po’ difficile da negare”: Stiamo parlando dell’uomo animale sociale, ma sempre animale. La base biologica non si nega. Ma non si può negare nemmeno la diffusione dell’omosessualità nel regno animale, uomo incluso. Riconosciamo che, ci piaccia o meno, l’omosessualità c’è. E la natura umana “si è evoluta storicamente, a differenza di quella animale, verso la monogamia”, così come ci siamo evoluti non credendo più alle streghe e al Dio Sole, ecc. Se tradizionalmente abbiamo sempre riconosciuto il matrimonio come contratto tra uomo e donna non vuol dire che debba essere così per sempre. Galileo insegna.
    2) “I <>, <>…, eccetera. questi, scusate amici, sono luoghi comuni per non dire chiacchiere da bar”: non è colpa mia se sono globalmente riconosciuti come paesi civili per antonomasia. Ovviamente, liberissimo di pensarla diversamente.
    3) “Il record di suicidi in Svezia è sintomo di civiltà?”: non c’è un nesso, non capisco l’accostamento. Che c’entra il grado di civiltà con il numero di suicidi. Come sai la depressione è un fenomeno che caratterizza le popolazioni con un elevatissimo grado di benessere. In Ruanda non ci pensano proprio ad ammalarsi di depressione, prego verificare.
    4) “<>. Questo significa che qualsiasi libertà è un diritto? Oppure ci sono certe libertà che vanno scelte e discusse prima di diventare diritti? E dal momento che l’aumento dei diritti di alcuni significa restringere quello degli altri, è giusto ridurre i diritti delle famiglie formate da uomo, donna e figli?”: No, non tutte le libertà sono diritti. Libertà, e so che la pensi alla stessa maniera, non è libertinaggio. Giusto se le scelte vengono discusse prima di diventare diritti. Tuttavia, non capisco in cosa venga limitata la libertà della famiglia tradizionale. Essere liberi di bere e guidare porta a gravi conseguenze sociali. Essere liberi di rubare coinvolge il derubato (e non solo). Essere liberi di amarsi e vederselo riconosciuto a chi fa male?
    6) “se tutto può essere ricondotto a un “diritto di libertà”, come impedire a una vedova di incenerirsi per amore sulla pira del marito deceduto?”: la vedova faccia ciò che vuole, perché glielo dobbiamo negare? La vita è la sua, non la nostra.
    7) “<>. E perché, su che si basa questa certezza? Forse sul fatto che il problema non è “ancora” stato posto in Europa occidentale? Ma certo lo sarà (anzi è già avvenuto) e allora?: Allora hanno sbagliato ad abbassare l’età minima per votare da 21 a 18 anni. E se domani ci chiedessero di dare il diritto di voto anche ai 16enni? E a 14? Ma che discorsi sono? Per paura di una escalation rimaniamo ibernati nel nostro status quo? Non ci evolviamo mai? Discutiamo del matrimonio gay, la poligamia quando ce lo chiederanno (ma non ce lo chiederanno) ne parleremo (e diremo spero no!). L’omosessualità esiste in Italia. La poligamia no. Arrivano emigranti di altre religioni? Bene, si adatteranno alle nostre regole, compreso l’accettare l’alcol, l’omosessualità, le gonne corte.
    8) “<>. O, aggiungerei, assomiglia a quello del medico che esprime pareri sulla malattia. Non è detto che abbia ragione, però il suo punto di vista non è proprio quello dell’ultimo scalzacani”: il parere di Benedetto XVI è il suo e solo suo. Per conto mio pesa quanto quello di zia Clotilde. Pesa uno quello del papa e uno quello di zia Clotilde. A parte il fatto che Benedetto XVI decide per il suo Stato e non per il nostro, sappiamo come la pensa. Ma sappiamo anche come la pensavano Gaspare Borgia, Felice Centini, Guido Bentivoglio, Desiderio Scaglia, Antonio e Francesco Barberini, Laudivio Zacchia, Berlinghiero Gessi, Fabrizio Verospi e Marzio Ginetti, che non erano gli ultimi degli scalzacani. Ma aveva ragione Galileo.
    9) “E’ tempo che la cultura politica liberale, che giustamente si basa sulla facoltà di scegliere, si integri con quella conservatrice della difesa della vita, come diritto naturale”: solo un auspicio, speriamo di no!!!

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