Le province e il paradigma della spesa pubblica


E’ facile per chi governa aumentare funzioni e spesa pubblica, molto più difficile è tornare indietro: un esempio lampante è quello delle province

E’ facile, per chi governa, aumentare funzioni e spese pubbliche. Molto più difficile è tornare indietro.
Uno dei tanti motivi che dovrebbero indurre a maggior riflessione quando lo Stato si assegna un nuovo compito, quando istituisce un nuovo ente pubblico, quando inventa una nuova spesa fiscale, è che, se è semplice aumentare strutture e risorse pubbliche, è arduo diminuirle, poiché nel frattempo avranno generato comprensibili aspettative per il loro mantenimento.
Ne è esempio lampante la questione delle province, un classico del tema «spese inutili» della nostra Repubblica.
Tutti le vogliono eliminare da anni e il consenso elettorale sul punto è alto. Ad oggi, sono state praticamente eliminate le voci di costo politico e ridotte drasticamente le funzioni. Eppure, continuiamo a pagare il loro personale amministrativo, con il paradosso, già paventato fin dall’entrata in vigore della riforma Delrio e ora ripreso da un articolo del Corriere della Sera, che i dipendenti delle province vengono pagati per non avere, loro malgrado, nulla da fare.
Su questo forzato fannullonismo pesa senz’altro la scelta scriteriata di anticipare una riforma costituzionale con una riforma legislativa, appesa quindi a metà: le province, non più abolite dopo l’esito negativo del referendum, hanno pochi compiti da svolgere, e tanto personale da ricollocare.
Ma, anche se fossero andate diversamente le cose e le province fossero state tolte dalla Costituzione, il processo di ricollocamento dei dipendenti provinciali probabilmente non sarebbe stato diverso e più semplice. Non poteva essere altrimenti, dovendo più di 42.000 persone trovare un nuovo posto di lavoro in un ufficio pubblico diverso dall’ente provinciale.
Si può ritenere che la loro aspettativa di mantenere il posto non sia legittima, se paragonata, ad esempio, con le sorti che possono subire i dipendenti di un’impresa fallita. Ma migliaia di persone senza più mansioni lavorative non sono una questione di legittimo affidamento, quanto piuttosto un problema politico ed elettorale davanti al quale si pone la difficoltà di sempre: ridurre il perimetro e la spesa pubblici, e non semplicemente spostarne i contorni.

da “Istituto Bruno Leoni”

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