L’America Latina di fronte al protezionismo di Trump

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Alla Conferenza Latino-Americana: quale risposta dare a Trump?

A Punta Cana, nella Repubblica Domenicana, si è svolta la V conferenza al vertice della Celac, La “Comunidad Estados LatinoAmericani y Caribeños”.
Rispetto alla precedente tenutasi a Quito, Equador, un anno fa, che aveva marcato il passo, si è visto emergere una nuova combattività, soprattutto dei Paesi che precedentemente si erano tenuti un po’ al margine, a cominciare proprio dal Presidente domenicano Danilo Medina, nel suo discorso di apertura. (dopo aver osservato un minuto di silenzio per Fidel)
Medina ha dato impulso alla integrazione regionale con gli esempi dello scienziato messicano che ha messo a disposizione un meccanismo in grado di avvertire della scossa sismica un minuto prima che avvenga, dando cosi la possibilità’ di mettersi in salvo a molte persone; del medico cubano che ha messo a disposizione su internet la possibilita’ di consulti medici per tutti i Paesi membri, in tempo reale; e vari altri esempi di altri cittadini dei Paesi integrati. E poi si è focalizzato sul nuovo protezionismo, commerciale e migratorio, indicandolo come il pericolo da combattere. Alludendo al protezionismo commerciale annunciato da Trump, e al suo protezionismo migratorio, ma attuato anche dalla Unione Europea.
Insomma pare che Trump abbia portato anche qualcosa di buono, favorendo la rimessa in movimento dell’integrazione regionale. Mentre prima i riferimenti erano “La Patria Grande” teorizzata da Simon Bolivar, e la sovranità dei popoli di “Nuestra America” teorizzata da José Marti, stavolta i discorsi si sono incentrati sulla integrazione come unica maniera per difendersi dalle politiche imperialiste che danneggiano soprattutto i Paesi piu’ deboli.
Il Presidente cubano Raul Castro ha dato vigore agli stessi temi. e ha dichiarato che Cuba sosterrà sempre il governo legittimo del Venezuela e sosterrà il governo di Bolivia contro i tentativi di destabilizzarlo, oltre che il governo dell’Equador nella sua richiesta di indennizzo per i danni ecologici provocati dalle grandi compagnie petrolifere, come la Exxon, in tempi precedenti. E naturalmente ha chiesto la fine dell’embargo Usa e la restituzione della base navale di Guantanamo.
Il Presidente boliviano Evo Morales ha detto, tra l’altro, che nel momento storico in cui ci troviamo è importante identificare la crisi e le sue caratteristiche. Il capitalismo – secondo lui – deve inventare guerre in tutto il mondo per mantenere oliata la sua macchina, e in nome della guerra al terrorismo si invadono Paesi. Gli Stati Uniti invasero l’Iraq con il pretesto della presenza di armi di distruzione di massa, ma al fine risultò chiaro che lo aveva fatto per appropriarsi delle risorse naturali. Al capitalismo non interessa il benessere dei popoli.
Il Presidente ecuadoregno Rafael Correa ha detto, tra l’altro, che non si può permettere a un ristretto gruppo di Paesi di prendere decisioni per tutti. Dobbiamo preoccuparci – ha continuato – dello sviluppo scientifico, cosi come del cambiamento climatico e delle altre questioni ecologiche, dal momento che le più danneggiate sono sempre le nazioni povere e quelle in via di sviluppo. Nella “Nostra America” – ha concluso – c’è chi nasce in culle d’oro e chi nasce con nemmeno la culla. Le differenze sono abissali. Si sono persi leader come Chavez e Fidel, potrà essesrci una battuta d’arresto. però l’America Latina non ritornerà indietro.
Il Presidente nicaraguense Daniel Ortega ha detto, tra l’altro, che i popoli di America Latina e Caraibi stanno vivendo una situazione delicata dopo l’annucio delle politiche della nuova amministrazione statunitense: “è obbligatorio nei confronti delle nostre popolazioni elaborare misure di difesa che ci permettano di affrontare il futuro. Stiamo facendo molti sforzi per mantenere la nostra regione come zona di pace, e quello che speriamo dalle potenze come Stati Uniti e Unione Europea è cooperazione per continuare a lavorare per la pace”.
Il Presidente salvadoregno Salvador Sanchez ha detto tra l’altro che: “è nostra ferma volontà aumentare gli sforzi per la integrazione regionale. Per noi assumere la presidenza pro tempore della Celac è un gran riconoscimento ma anche una grande responsabilita’ e lavoreremo affinche’ ci sia una partecipazione più attiva dei Paesi membri”.
Il Salvador ha assunto la presidenza della Celac per il 2017.
Particolare curioso ma anche significativo. Per i governi “rivoluzionari o progressisti” erano presenti i Presidenti, mentre per i Governi di destra solo i Ministri degli Esteri, anzi per il Messico addirittura il Vice Ministro. Ma il Messico è allo sbando, la corruzione e i morti ammazzati sono diventati la regola.

di Giancarlo Guglielmi

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Giancarlo Guglielmi
Giancarlo Guglielmi che vive a Cuba da molto tempo, oltre a informare e commentare gli avvenimenti più importanti che si svolgono da quelle parti, offre consulenze per chi fosse interessato a eventuali investimenti a Cuba, o semplicemente per tour personalizzati dell’isola. Chi volesse entrare in contatto puo’ farlo attraverso la email: giangi.riha@gmail.com

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