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Io sono contro la Nato: Enrico Mattei versus Freud

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La storia, ancora misteriosa della morte di Mattei vista dal punto di vista psicologico: era contro il patto atlantico in un momento in cui la guerra poteva essere vicina

Non c’è il minimo dubbio:il 27 ottobre 1962 Enrico Mattei, presidente dell’Eni, muore vittima di un attentato sui cieli di Bascapè. “La limitata esplosione a bordo non può che essere attribuita a un agente esplodente estraneo al velivolo. Vi è infatti l’assoluta certezza che né i motori né i serbatoi né la bombola di ossigeno siano esplosi”:questa è stata la conclusione delle indagini aperte dal pm Vincenzo Calia.
Tuttavia la domanda è un’altra ed è inquietante: Mattei costituiva una minaccia tale per la sicurezza internazionale sì da rendere giustificabile un attentato terroristico nelle ore più drammatiche della crisi missilistica di Cuba? Vi sembrerà strano, cari lettori, ma il prezioso lavoro giornalistico-investigativo di Nico Perrone-il maggiore esperto italiano del caso Mattei-porta per eterogenesi dei fini a questa tristissima ipotesi che l’autore dell’articolo ha formulato utilizzando le categorie del “realismo amorale” in politica in un mix tra Sergio Romano e Sigmund Freud. Ma vediamo perché, entrando un passo alla volta nei dettagli. Ha scritto Massimo Recalcati, lo psicanalista “realisticamente lacaniano”:“L’esistenza viene al mondo esposta al reale, al non-senso del reale, alla sua fatticità più bruta. Nondimeno l’Altro si offre si offre come uno schermo simbolico e immaginario che attutisce l’impatto traumatico di questa esposizione. Il reale insensato della vita, il brutto dell’esistenza, viene mediato simbolicamente dall’azione dell’Altro che lo avvolge nella coperta del senso e dell’immagine attenuandone l’effetto traumatico sul soggetto. La vita si umanizza innanzitutto grazie alla sua inclusione in un ordine simbolico. La coperta del senso rimbocca gli spigoli osceni del reale attribuendo alla nuda vita una significazione possibile. Tuttavia, questa coperta resta strutturalmente troppo corta per annullare del tutto o per impedire l’incontro traumatico con lo scandalo del reale”.
Ebbene, qual è lo scandalo del reale rispetto al quale lo “zar del petrolio” volle evitare un incontro traumatico? Non accettava il “vincolo esterno” della logica di Yalta. E, lo ricorda Zygmunt Bauman, “non esistono soluzioni biografiche alle contraddizioni sistemiche”. Rivela Nico Perrone:“Gli uomini di Kennedy incontrano Mattei-Il primo incontro con un’alta personalità dell’amministrazione americana, Mattei lo ha il 10 marzo 1961:il personaggio era Averell W. Harriman, ambasciatore itinerante del presidente Kennedy…Un’altra iniziativa per l’avvicinamento di Mattei agli Stati Uniti viene presa attraverso un colloquio fra il presidente dell’Eni e l’americano Cyrus L. Sulzberger…Il colloquio si apre con l’osservazione di Sulzberger di “una certa identità di vedute” fra Nenni e Mattei…Mattei-questo è un punto importante-risponde in modo diretto e preciso:“io sono contrario al patto atlantico”. Gli slogan contro la Nato, usuali nei cortei della sinistra, trovano nelle dichiarazioni di Mattei un sostegno che li rende invece irritanti per la sensibilità dell’establishment americano”. Oggi sappiamo dalle rivelazioni straordinarie di Nico Perrone che ha studiato per 15 anni le carte dei servizi segreti americani che l’“anti-atlantismo” di Mattei era un problema serissimo dopo che il leader sovietico Nikita Krusciov installò i missili sovietici a Cuba in posizione di tiro contro gli Stati Uniti:“Paolo Emilio Taviani-ministro dell’Interno nel 1962-afferma:era “possibile che scoppiasse la guerra. E il pericolo reale vi fu nel 1962 (gravissimo, evitato per poche ore)”. In tal caso “sarebbe risultata inevitabile l’occupazione in Europa fino ai Pirenei e in Italia fino all’Aspromonte”. E “il pericolo del 1962 era legato alla vicenda dei missili:la mattina del 28 ottobre siamo stati a due ore dalla guerra”. In un simile frangente, per gli Stati Uniti deve assumere rilievo decisivo la fermissima tenuta delle alleanze:non si possono tollerare defezioni, ma neppure c’è il tempo di discutere su eventuali perplessità e dissensi. Occorre dunque conoscere-senza elementi di turbativa e d’incertezza-da che parte si sarebbe fermamente schierata l’Italia”. Mattei salta in aria. E’ lo scandalo del reale…

Alexander Bush

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Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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