Corruzione negli enti locali: Cantone non basta

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angelo
La magistratura non basta per combattere la corruzione dilagante: occorrono modifiche a monte

Ogni giorno una nuova scoperta su come vengono gestiti gli enti locali in Italia: ora la notizia che in un (piccolo) comune del casertano con 120 dipendenti una media di 80 timbrava (o faceva timbrare) il cartellino delle presenze per poi andarsene per i fatti suoi.
Un piccolo episodio di malaffare come ce ne sono tanti in tutta Italia, ma che ci pone ogni giorno una domanda: come possiamo, noi cittadini, contrastare questi episodi che ormai ci circondano da ogni parte e che ci fanno sempre più perdere fiducia e rispetto nei confronti di una classe politica attenta solo ai propri interessi più o meno truffaldini?
Certamente non solo con gli interventi della magistratura o con le grida manzoniane, come quella del presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone: interventi sempre ex post, con i tempi biblici tipici della magistratura italiana e, soprattutto, che portano ad un sempre maggiore invadenza della stessa nella politica (vedi legge Severino), un rimedio addirittura peggiore del male.
Libertates propone invece le soluzioni di sempre:

  • riduzione degli enti locali: è evidente che nessuno riuscirà mai a controllare bilanci e conti di 8000 e passa comuni
  • bilanci semplici, trasparenti e redatti secondo norme civilistiche: i bilanci degli enti pubblici (e quindi anche dei comuni) sono praticamente incomprensibili. Redatti secondo schemi diversi da quelli civilistici (cioè i “normali” bilanci) sono incomprensibili per il cittadino normale. Per poter decidere occorre prima capire e come noi cittadini possiamo valutare il comportamento dei nostri rappresentanti se non siamo in grado di leggerne i bilanci?
  • Principio di responsabilità da applicare a tutti i dirigenti degli enti pubblici: un capo deve essere responsabile non solo del proprio comportamento, ma anche di quello dei propri sottoposti. Come è possibile che nessuno sapesse nulla?
  • Ovviamente al principio di responsabilità occorre affiancare una gestione privatistica: un dirigente può (e deve) scegliere i propri sottoposti e allontanarli se non di suo gradimento.

Si tratta di riforme a costo zero, attuabili da subito, ma che cozzano contro le resistenze di centri di potere più o meno leciti, di clientele, di tutta una classe politica di piccolo cabotaggio, di interessi opachi che formano l’autentica palla al piede dell’Italia

Guidoriccio da Fogliano

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