Contrordine compagni cubani!

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Dal 14 gennaio del 2013 non sarà più necessario ottenere la “Carta Bianca” per poter uscire da Cuba, né sarà più richiesto un invito da parte di un’istituzione o di un individuo all’estero per poter andare in un altro Paese! Potrete rimanere all’estero non solo 11 mesi, ma addirittura 24!
Contro-contrordine compagni! Dal 14 gennaio 2013, anche se non sarà più necessaria la “Carta Bianca” (né l’invito di un’istituzione o di un individuo all’estero) per poter lasciare l’isola, sarà comunque necessario un passaporto. Il cui rilascio potrà essere negato, in ogni momento, dalle autorità, per non ben specificati “motivi di interesse nazionale”. Inoltre, se siete utili alla causa dell’Avana, dunque se siete scienziati, medici, ingegneri o professori, non potrete comunque lasciare l’isola. Perché le potenze straniere “Non possono rubare il capitale umano creato dalla Rivoluzione”.

Quanta ambiguità e quanta confusione emergono da questo duplice annuncio del regime castrista, martedì scorso. Ma anche: quanta speranza sta infondendo nei cuori dei cittadini comuni. Forse, dall’anno prossimo, potranno fuggire veramente dal “Paradiso” cubano.

Che il caos regni sovrano lo si era capito sin dalla settimana scorsa, quando si era diffusa la notizia della morte di Fidel Castro, il Lìder Maximo. Per poi apprendere, nel giro di poche ore, che stava benone, come ha confermato anche uno dei suoi figli. Martedì il regime ha proclamato (questa volta ufficialmente) la sua riforma delle riforme: la libera uscita dall’isola. “Ho già la valigia pronta” ha scritto sul suo blog Yoani Sanchez, la dissidente appena arrestata e rilasciata solo perché voleva assistere al processo che riguardava la morte di un altro dissidente, Oswaldo Paya, forse ucciso, forse semplicemente travolto in un incidente d’auto. Yoani ha promesso: “se viaggerò sarà solo per tornare”. La sua resistenza personale è a Cuba, non nell’esilio. Ma già teme l’inganno, la cortina di fumo stesa dal regime per coprire la sua reale immutabilità: “Il ‘filtro’ verrà applicato sul passaporto e non più sulla Carta Bianca come avveniva finora”. Yoani Sanchez ha una grande esperienza in merito: ha chiesto per 20 volte, in 5 anni, il permesso di uscire dall’isola e le è sempre stato negato. Un altro dissidente di cognome Sanchez, di nome Elizardo, esprime ancora più scetticismo: “Lo Stato sta ammettendo che il popolo ha un diritto (di uscire dal Paese, ndr), ma con tutti questi limiti e queste eccezioni, a migliaia di persone verrà negato”. Scetticismo anche dagli Usa. Lo esprime, con crudezza, Ileana Ros-Lehtinen, presidente del Comitato per gli Affari Esteri della Camera, al Congresso degli Usa: “(l’abolizione della Carta Bianca, ndr) è un disperato tentativo di ingannare il mondo, facendo credere che Cuba stia cambiando”. Negli Stati Uniti hanno bruttissimi ricordi di un episodio simile. Avete visto il film “Scarface”, di Oliver Stone? Bene, il protagonista, un mafioso interpretato da Al Pacino, era uno dei tanti cubani che si riversarono sulle coste della Florida nel 1980. Anche allora Fidel Castro aprì provvisoriamente le frontiere. Ma solo per far uscire malati di mente, disperati e criminali come “Scarface”. Lo fece per svuotare le carceri e i manicomi, oltre che per rovinare l’immagine dei cubani in esilio, diffondendo il preconcetto che solo i mafiosi o i malati di mente possono pensare di opporsi al suo comunismo. Il prossimo gennaio gli Usa temono di assistere a qualcosa di analogo. Castro (Raul, questa volta) può prendere la scusa dell’“interesse nazionale” o dei “talenti utili alla Rivoluzione”, tenendo dentro ai suoi confini il meglio della società cubana, tenendo in carcere i dissidenti che ritiene più pericolosi e mandando fuori solo il peggio dell’isola. Decenni di inganni non fanno sperare in una conversione improvvisa del regime castrista. Si può solo sperare nella reazione popolare. Anche i dirigenti della DDR, nel novembre del 1989, non avevano alcuna seria intenzione di aprire le frontiere. Fu il popolo tedesco orientale a prendere l’iniziativa, cogliendo l’occasione di un timido annuncio aperturista per abbattere il muro. E seppellire il regime.

Stefano Magni

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