Brebemi: capitalismo all’italiana

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angelo
Il capitalismo “all’italiana” non sempre rispetta quelle che sono le regole fondamentali del capitalismo e del liberalismo

La Brebemi (la nuova autostrada Brescia-Milano) avrebbe dovuto essere un esempio di opera pubblica fatto in regime di “project financing” (solito inglesismo per indicare qualcosa che in italiano potrebbe essere “a finanziamento privato”, espressione più esplicita e comprensibile a tutti).
È ovvio che nel campo delle opera pubbliche, specialmente se infrastrutture, è difficile avere un vero libero mercato: non è che possano esserci due metropolitane con lo stesso tracciato o due aeroporti vicini, ma spesso il libero mercato e la concorrenza dovrebbero riguardare la gestione dei servizi (come avviene per esempio nell’alta velocità ferroviaria).
La Brebemi, in quanto costruita ex novo, è nata proprio come un’opera costruita esclusivamente con fondi privati (Impresa Gavio, Banca Intesa ecc ecc) senza alcun finanziamento pubblico. L’investimento trova l suo ritorno economico grazie agli utili di gestione: cioè l’incasso dei biglietti per un periodo solitamente piuttosto lungo (alcuni decenni).
Tutto secondo le migliori regole del capitalismo classico: i lavoratori traggono utile dal proprio lavoro, l’imprenditore dalla propria capacità di coordinare i mezzi di produzione e di prevedere il mercato, i capitalisti dal rischio d’impresa: se tutto va bene guadagnano, se l’affare non funziona perdono.
Ma in Italia, ce lo insegna il caso Brebemi, vige un’altra regola: quella del capitalismo all’italiana: gli utili a me, le perdite allo Stato. Infatti non appena ci si è accorti che le previsioni di traffico erano sbagliate (20000 auto al giorno anziché 60000!) c’è stato subito un correre ai ripari da parte di coloro che rischiavano di perdere quanto avevano investito: cioè la richiesta (prontamente esaudita) agli enti pubblici (Stato e Regione) di intervenire per “garantire la continuità aziendale” (parole eleganti per dire “non fallire”).

E queste sono le privatizzazioni contro cui si è sempre battuta Libertates: privatizzazioni che non servono a immettere trasparenza, concorrenza e, perché no, efficienza nel sistema Italia, ma solo a fare da paravento agli interessi privati di pochi collusi con burocrazia e politica

Guidoriccio da Fogliano

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