Alitalia e ATAC: grillo-leghisti, veri statalisti

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Altro che Terza Repubblica, andiamo verso la peggiore Prima Repubblica

Statalismo e dirigismo sembrano essere le nuove mode dilaganti: basta con libero mercato, concorrenza e liberalismi. Moda dilagante anche tra i partiti usciti vincitori dalle ultime elezioni: sia grillini che leghisti condividono questa impostazione. . Ma le prime applicazione di questi principi ci hanno ulteriormente dimostrato che non è questa la via per risanare: piuttosto che verso la Terza Repubblica si sta tornando verso i peggiori esempi della Prima Repubblica.
Infatti la vita di un’azienda è simile a quella di un uomo: le aziende nascono (cioè si fondano), vivono, prosperano (più o meno), e poi infine muoiono (cioè chiudono o falliscono). Pretendere che un’azienda ormai fallita, in quanto non più in grado di vivere da sola, continui a esistere perché così lo decide lo Stato, non è dirigismo, è andare contro la logica dei fatti, è pretendere che un’azienda funzioni per ragioni politiche, elettorali o, peggio, di interessi privati e non certo per ragioni economiche.
Ne abbiamo avuto in questi giorni due esempi:
quello dell’Alitalia e quello dell’ATAC.
Per l’Alitalia si è prorogato ulteriormente il prestito-ponte di 900 milioni: avrebbe dovuto durare sino a marzo ma, in attesa di una definizione della gare, è stato prolungato fino a dicembre con l’inevitabile conseguenza di essere giudicato dalla UE aiuto di Stato e non prestito; è stata rinnovata per l’ennesima volta la cassa integrazione speciale per 1500 dipendenti; diventa sempre più chiaro quali sono i termini delle offerte ricevute (tutte richiedono drastici tagli soprattutto tra il personale impiegatizio). L’affermare (come fa la Lega) che bisogna considerare Alitalia la compagnia di bandiera e quindi mantenerla nella sfera pubblica non fa altro che scaricare ulteriori costi sulla collettività (cioè su tutti noi) .
Per l’ATAC si è saputo che ha assoluto bisogno di un prestito di poche decine di milioni per poter continuare a sopravvivere. Ebbene, nessuna delle 600 e passa delle banche italiane si è fatta avanti. Un’ulteriore prova di come la società non abbia più nessun credito e nessun futuro. Ciononostante la Raggi ha ripetuto che è assolutamente da escludere una privatizzazione o una messa a gara dei servizi. L’ATAC dovrà restare pubblica e monopolista senza gara. A spese di chi?
Tutto questo non dimostra che una cosa (che Libertates sostiene da tempo): quando una ditta per qualsivoglia motivo è fallita o in stato prefallimentare deve essere lasciata morire; non esistono rimedi né tantomeno scorciatoie stataliste o dirigiste altrimenti tutto finisce per diventare uno spreco di risorse per motivi elettorali, clientelari o peggio. E allora addio speranze di ripresa o di sviluppo

di Guidoriccio da Fogliano

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